Di tanto in tanto incontriamo domande come "perché avete bisogno di piccoli gruppi?" o "come è nata questa vostra modalità di incontro? Da dove avete preso l'idea?". Alla prima rispondiamo che la scelta dei gruppi ristretti è motivata dal non voler lasciare nessuna persona esclusa, facendo così in modo che ciascuno dei ragazzi si possa ambientare nel minor tempo possibile; mentre alla seconda solitamente rispondo io, Alessandro, dicendo che questa ispirazione risale dai tempi delle medie, ossia da quando avevo all'incirca 11-12 anni.
Avendo avuto praticamente da sempre problemi di bullismo per motivazioni becere quali il mio aspetto sottopeso o i miei gusti personali, arrivò un periodo nella mia preadolescenza nel quale mi accorsi di come fossero i singoli ad esser maggiormente soggetti ad attacchi mirati di bullismo e, volendo porre fine a quella mia estenuante costante, decisi io stesso di aggregarmi ad un gruppo di bulli. Sin dai primi momenti con quella cerchia di persone mi sentivo onnipotente, in grado di poter nuocere a chiunque senza percepirne un'eccessiva conseguenza.
Tuttavia dopo poco tempo il buonsenso mi raggiunse, e così dopo non appena un annetto decisi di allontanarmi da quella comitiva preferendo il ricongiungimento con la mia realtà da oppresso, ma se non altro privo di rimorsi o risentimenti di sorta.
Ora: ben lungi da me promuovere quello stile di approccio alla vita, (ed anzi, lo condanno) tuttavia questa esperienza mi rese conscio della Forza del Gruppo, di quanto il singolo sia nettamente più ostacolato al conseguimento di obiettivi che un gruppo potrebbe concretizzare con invece maggior semplicità. Ovviamente è sempre il contesto che determina la veridicità di questa "regola", ma per la lotta alla solitudine ed alla inadeguatezza direi che questa visione ci può stare!
-Alessandro